RESPIRAZIONE NASALE vs RESPIRAZIONE ORALE

RESPIRAZIONE NASALE vs RESPIRAZIONE ORALE

La respirazione fisiologica è di tipo nasale e costo-diaframmatica: nella fase inspiratoria l’aria passa attraverso il naso (viene filtrata, riscaldata e umidificata) e si ha la contrazione del muscolo diaframma e l’espansione della gabbia toracica con le spalle che non devono essere sollevate e il petto che non deve essere portato in avanti; nella fase espiratoria il diaframma si rilassa, la gabbia toracica si chiude e l’aria fuoriesce sempre attraverso il naso.

 

 

La respirazione orale fa si che l’aria dall’esterno passi direttamente nella gola senza essere purificata, riscaldata e umidificata.

I benefici della respirazione nasale

 

La respirazione nasale consente:

  • lo sviluppo armonioso della bocca e del linguaggio del bambino;
  • il corretto posizionamento della lingua sul palato;
  • la prevenzione delle infezioni e delle irritazioni delle vie aeree e del cavo orale;
  • aumenta l’apporto di ossigeno al cervello, riducendo il mal di testa e la difficoltà a mantenere la concentrazione;
  • il miglioramento della qualità del sonno evitando russamento e apnee notturne;
  • il miglioramento della funzione uditiva;
  • il miglioramento della funzione fonatoria;
  • un corretto sviluppo muscolare e scheletrico garantito.

 

 

 

 

 

 

 

Cosa provoca la respirazione orale

 

La respirazione orale comporta:

  • aumento di raffreddori, tonsilliti, adenoiditi e otiti: il naso scarsamente utilizzato tende a chiudersi e non venendo l’aria purificata, riscaldata e umidificata si ha un ingrossamento di tonsille e adenoidi, che rappresentano la prima difesa contro le particelle nocive contenute;
  • aumento delle dimensioni del tessuto linfoide che, ingrossandosi, occupa più spazio nella gola rendendo più difficile la respirazione nasale e facendo abituare il soggetto a respirare con la bocca;
  • peggioramento della qualità del sonno con aumento dei risvegli notturni e degli episodi di russamento e apnee notturne; il sonno disturbato comporta irrequietezza, ansia e disturbi attentivi;
  • digestione più lenta perché il soggetto ingerisce aria; si possono manifestare mal di pancia, episodi di colite o stitichezza, disturbi alimentari quali obesità o eccessiva magrezza;
  • alterazione della meccanica respiratoria, in quanto il soggetto tende ad abbandonare la respirazione costo-diaframmatica utilizzando una respirazione esclusivamente toracica; inoltre può determinare una respirazione più corta e superficiale, alterazioni del ritmo respiratorio e iperventilazione;
  • squilibrio muscolare e scheletrico generale, per un gioco di leve e catene muscolari che mette in relazione lo sviluppo muscolo-scheletrico della bocca e posturale di tutto il corpo.

 

 

Conseguenze della respirazione orale di interesse logopedico

  • Posizione bassa della lingua che si adagia sul pavimento della bocca per favorire l’entrata dell’aria; la costante postura bassa della lingua non favorisce l’espansione fisiologica del palato, che cresce alto e stretto, vi è un allungamento del volto, un arretramento e restringimento delle ossa mandibolari e un affollamento dei denti, infatti l’arco dentale superiore acquisisce la forma di una “V” e i denti non hanno spazio per allinearsi;
  • deglutizione deviata, perché la lingua, non posizionandosi correttamente sul palato, quando si ingoia tende a spingere in avanti con la punta contro i denti; la forza prodotta dalla spinta può causare nel tempo problematiche odontoiatriche quali malocclusioni, morso aperto o recidive ai trattamenti ortodontici;
  • squilibri posturali determinati da alterata postura e funzionalità linguale;
  • labbra ipotoniche dovute al fatto che rimangono sempre aperte per far entrare l’aria e, in alcuni casi, presenza di scialorrea;
  • muscoli masticatori meno forti e competenti con difficoltà, in alcuni casi, nella masticazione di cibi solidi e conseguente compromissione della corretta e sana alimentazione;
  • possibile alterazione della voce (disfonia) a causa della prevalente respirazione toracica e sensazione di maggiore sforzo nel parlare; inoltre, non essendo la mucosa del naso più sollecitata dal passaggio dell’aria, tende a diventare molle, dando la sensazione di chiusura anche quando non si ha il raffreddore e causando il timbro di voce nasale tipico di chi è raffreddato.

 

Respirazione nasale

 

Respirazione orale

 

 

 

 

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QUANTE PAROLE DICE IL MIO BAMBINO?

QUANTE PAROLE DICE IL MIO BAMBINO?

Il numero di parole che il bambino produce è uno degli indicatori più importanti per valutare lo sviluppo del linguaggio. A 18 mesi il bambino dovrebbe produrre almeno 15 parole e a 24 mesi almeno 50 parole…

 

 

Ma come si contano le parole prodotte?

 

Spesso i genitori tendono a considerare “parole” solo quelle prodotte in modo corretto, ma in realtà non è così! Bisogna considerare “parola” qualsiasi produzione verbale che il bambino emetta in modo stabile e spontaneo (non su ripetizione) e che utilizzi in modo funzionale, cioè attribuendole un significato ben preciso!

Cosa inserire, quindi, nel conteggio?

 

Tutte le seguenti produzioni:

  • suoni onomatopeici: “bau” per cane, “bee” per pecora, “brum” per auto, “tu-tu” per treno, ecc.;
  • approssimazioni verbali: “a-a” o “appa” per acqua, “pappa” per pasta, “bo” per bolle, “pa” per palla, ecc.;
  • parole prodotte in due o più lingue diverse anche se indicano lo stesso oggetto: “car” e “auto” vengono conteggiate come due parole e non come una sola, così come “ball” e “palla”, ecc…;
  • suoni, sillabe o parole inventante o storpiate ma prodotte spontaneamente in modo funzionale e stabile. 

 

Cosa non si può conteggiare?

 

Non possono essere inserite nel calcolo le parole che il bambino produce su ripetizione (anche se queste vengono ripetute in modo corretto), ma poi non utilizza spontaneamente in modo funzionale all’interno della propria quotidianità. Se, quindi, il genitore o l’adulto dice al bambino “Ripeti CASA” e il bambino ripete la parola in modo corretto, ma poi non la utilizza nel proprio linguaggio spontaneo a scopo comunicativo, non può essere considerata una parola prodotta.

 

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PREREQUISITI PER LO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO

PREREQUISITI PER LO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO

Quali sono i prerequisiti necessari affinché il linguaggio possa svilupparsi in modo spontaneo, naturale e armonico?

 

CONTATTO OCULARE

Il contatto ocularerappresenta il “fissarsi negli occhi, l’uno con l’altro”; esso è presente fin dalle prime ore di vita tra madre e neonato e ha un’alta valenza socio-comunicativa.

 

 

 

ALTERNANZA DEI TURNI COMUNICATIVI

L’alternanza dei turnicomunicativi è la capacità di saper alternare momenti in cui parlare e intervenire nello scambio, a momenti in cui rimanere in ascolto dell’altro.

 

 

ATTENZIONE CONDIVISA

L’attenzione condivisa consiste nell’abilità di guardare con un adulto verso qualcosa di interessante, seguire lo sguardo dell’altro e guardare ciò che l’altro sta guardando.

 

 

 

INTENZIONALITA’ COMUNICATIVA
E GESTI COMUNICATIVI

L’intenzionalità comunicativarappresenta la spinta che i bambini hanno a voler comunicare, prima con i gesti e poi con le parole.
I gesti comunicativi compaiono nei bambini inizialmente tra i 9 e i 12 mesi. I primi gesti a presentarsi sono quelli deittici che comprendono l’indicare, il mostrare e il dare. Essi esprimono un’ intenzione comunicativa, si riferiscono ad un oggetto o ad un evento esterno, sono fortemente legati al contesto e bisogna riferirsi ad esso per interpretarli. L’ intenzione comunicativa è segnalata principalmente dall’uso dello sguardo rivolto all’interlocutore, prima, durante e dopo l’emissione del gesto.

 

 

GIOCO SIMBOLICO

Il gioco simbolico è il gioco del “far finta di” che compare tra i 12 e 18 mesi circa, in cui solitamente i bambini utilizzano oggetti, azioni, identità e situazioni come simboli in modo da rappresentare qualcosa che non è realmente presente, ma che si può immaginare.
Il bambino ripete gesti e azioni conosciuti, ad es. prende in mano il bicchiere e beve per finta, chiude gli occhi come se dormisse e poi fà “cucù”! e crescendo andrà ad approfondire sempre di più il gioco: ad es. darà da mangiare al bambolotto, farà finta di offrire una tazza di caffè alla mamma e così via.

 

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DISTURBO DELLO SPETTRO AUTISTICO

DISTURBO DELLO SPETTRO AUTISTICO

I Disturbi dello Spettro Autistico sono considerati un’insieme (spettro) di disturbi del neurosviluppo, in quanto le manifestazioni variano ampiamente in termini di tipologia e gravità, in cui i bambini hanno difficoltà a stabilire relazioni sociali normali, usano il linguaggio in modo anomalo o non parlano affatto e presentano comportamenti limitati, ripetitivi e stereotipati.

Per la diagnosi di un disturbo dello spettro autistico non devono essere presenti tutti i segni, ma i bambini devono avere difficoltà di tipo A e B.
A. Difficoltà di comunicazione e interazione sociale:

  • Difficoltà a interagire con gli altri e a condividere pensieri e sentimenti
  • Difficoltà di comunicazione non verbale (ad esempio, nello stabilire il contatto visivo, nel comprendere e utilizzare il linguaggio del corpo e le espressioni facciali)
  • Difficoltà a sviluppare, mantenere e comprendere rapporti interpersonali

B. Schemi comportamentali, interessi e/o attività limitati e ripetitivi:

  • Ripetizione di movimenti o discorsi
  • Aderenza inflessibile alle routine e resistenza al cambiamento
  • Interessi molto limitati e intensi
  • Risposta molto accentuata o ridotta alle sensazioni fisiche, ad esempio, gusti, odori, consistenze

I segni possono variare moltissimo in termini di gravità, tuttavia devono pregiudicare il funzionamento del bambino.

 

COME SI MANIFESTANO?

  •  Il bambino presenta assenza o grave disturbo di linguaggio
  • Assenza di contatto oculare
  • Difficoltà nell’interazione con gli altri bambini
  • Uso improprio dei giochi
  • Scarsa coscienza dei pericoli
  • Ipersensibilità o iposensibilità e indifferenza ai rumori e/o contatto fisico
  • Il bambino fissa e ruota gli oggetti
  • Non ama i cambiamenti
  • Ride o piange senza motivo
  • Dimostra talvolta abilità particolari
  • Presenta comportamenti strani e bizzarri
  • Ripete sempre le stesse parole o parla sempre dello stesso argomento
  • Per chiedere si serve dell’adulto
  • Presenta eccessivo attaccamento ad un oggetto
  • Presenta iperattività
  • Nei momenti di crisi tende ad avere comportamenti auto o etero-lesionistici

 

 

 

 

 

 

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DISPRASSIA VERBALE

DISPRASSIA VERBALE

La Disprassia Verbale Evolutiva (DVE) può essere definita come un disturbo centrale nella programmazione e realizzazione dei movimenti articolatori necessari alla produzione di suoni, sillabe e parole e alla loro organizzazione sequenziale.

 

Alla disprassia verbale evolutiva si associa frequentemente la disprassia bucco-linguo-facciale (Developmental Apraxia of Speech – DAS o Childhood Apraxia of Speech – CAS), in italiano deficit dell’apparato fonatorio e anche disprassia labio-glosso-velare, una forma molto grave che investe l’apparato bucco-facciale e il velo (Sabbadini, 1995, 2013)

 

Quando la disprassia verbale si associa a una disprassia generalizzata dell’apparato bucco-fonatorio, indicata con il termine di «disprassia orale», essa non coinvolge solo la programmazione dei movimenti coarticolatori, ma anche la produzione di movimenti volontari fini quali, ad esempio, lo schioccare la lingua, il protrudere le labbra per mandare un bacio, la rotazione della lingua intorno alle labbra, ecc.

 

Se la disprassia verbale è associata a una disprassia orale vera e propria, dunque, non sono coinvolti solo i movimenti coarticolatori, ma anche i movimenti volontari che interessano il distretto linguo-oro-buccale. In questo caso, la disprassia generalizzata dell’apparato bucco-fonatorio si può accompagnare a difficoltà di alimentazione, di masticazione e alla presenza di scialorrea.

I tre principali sintomi su cui basare la diagnosi sono:

  1. Produzione di errori incostanti, sia a carico delle vocali che delle consonanti, sia in produzione spontanea che nella ripetizione di sillabe o parole;
  2. Errori e difficoltà nella transizione articolatoria tra suoni e sillabe;
  3. Prosodia (velocità, intonazione e ritmo) inappropriata.

 

Le caratteristiche che indirizzano verso una diagnosi di disprassia verbale nel bambino piccolo sono:

  • La difficoltà nell’apprendimento e mantenimento delle configurazioni articolatorie;
  • Il repertorio fonetico ridotto sia per i suoni consonantici che vocalici;
  • L’asincronia nell’ordine di acquisizione dei fonemi rispetto allo sviluppo tipico;
  • I gesti articolatori prodotti sono difficilmente estesi a un contesto articolatorio più lungo e più complesso (difficoltà nel passaggio dal suono isolato alla sillaba e dalla sillaba alla parola);
  • L’uso molto limitato di sillabe;
  • Le vocalizzazioni possono avere una melodia modulata che somiglia a un discorso, ma non risultano rintracciabili produzioni sillabiche o lessicali riconoscibili;
  • Le espressioni automatiche familiari risultano più facilmente prodotte.

 

 

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I BES (BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI)

I BES (BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI)

I bambini con BES (Bisogni Educativi Speciali) sono gli studenti che hanno necessità di attenzione speciale nel corso del loro percorso scolastico per motivi diversi a volte certificati da una diagnosi ufficiale di tipo medico, bisogni permanenti o superabili grazie a interventi mirati e specifici.
I Bisogni Educativi Speciali possono avere origine da problemi transitori o permanenti, di natura fisica, biologica, fisiologica, psicologica o sociale.

Rientrano nei BES, ad esempio, i bambini che presentano:

  • ritardo mentale: bambini con QI inferiore a 70;
  • handicap sensoriali: in particolare deficit uditivi e visivi;
  • svantaggio socioculturale. A questo proposito Cornoldi (2007) cita i seguenti: deprivazione sensoriale e affettiva precoce, povertà di stimoli intellettuali, carenti condizioni ambientali, povertà linguistica, differenza culturale e linguistica, mancanza di aiuto a casa. In particolare, è di grande attualità la crescente diffusione di studenti stranieri nelle classi italiane i quali, oltre a fare i conti con una lingua che non conoscono, devono affrontare la frequente presenza di tutti i fattori appena citati;
  • carenza di istruzione: l’attuale numerosità delle classi, la mancanza di compresenza, l’incubo dei programmi da terminare e le prove Invalsi dietro l’angolo, in particolare, di certo non giovano alla qualità dell’apprendimento, soprattutto per i bambini più deboli dal punto di vista strumentale;
  • disturbi emotivi: disturbi primari della sfera emotiva possono interferire in maniera drammatica con gli apprendimenti scolastici del bambino e dell’adolescente. 

 

 

I bambini con bisogni educativi speciali sono tutelati dalla Direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012 e dalle successive circolari ministeriali.
La normativa approfondisce le situazioni di svantaggio che rientrano nei BES, le strategie per l’intervento e l’organizzazione territoriale per garantire l’inclusione scolastica degli alunni in difficoltà.

 

 

 

 

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I DSA (DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO)

I DSA (DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO)

I Disturbi Specifici dell’Apprendimento sono una categoria di disturbi del neurosviluppo che coinvolgono specifici domini di abilità. La principale caratteristica di questa categoria è proprio la “specificità”, ovvero il disturbo interessa uno specifico e circoscritto dominio di abilità indispensabile per l’apprendimento (lettura, scrittura, calcolo) lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. Ciò significa che per avere una diagnosi di DSA, il bambino non deve presentare ideficit di intelligenza, problemi ambientali o psicologici, deficit sensoriali o neurologici.  

 

I DSA hanno esordio durante gli anni della formazione scolastica e sono caratterizzati da persistenti e progressive difficoltà nell’apprendere le abilità scolastiche di base.
Per poter parlare di disturbo dell’apprendimento tali difficoltà devono presentarsi per almeno sei mesi.

 

Nei Disturbi Specifici dell’Apprendimento rientrano le seguenti condizioni cliniche:

  • DISLESSIA
  • DISORTOGRAFIA
  • DISGRAFIA
  • DISCALCULIA

La DISLESSIA è il Disturbo nella lettura, intesa come abilità di decodifica del testo e non di comprensione. 

 

 

La DISORTOGRAFIA è il Disturbo nella scrittura, intesa come abilità di codifica fonografica e competenza ortografica. 

 

La DISGRAFIA è il Disturbo nella grafia, intesa come abilità grafo-motoria.

 

La DISCALCULIA è il Disturbo nelle abilità di numero e di calcolo, intese come capacità di comprendere e operare con i numeri.

 

La Legge n.170 dell’8 ottobre 2010, è la legge italiana di riferimento sui DSA.
Essa riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento e si pone le seguenti finalità per gli studenti con DSA:

  • garantire il diritto all’istruzione;
  • favorire il successo scolastico, anche attraverso misure didattiche di supporto, garantendo una formazione adeguata e promuovendo lo sviluppo delle potenzialità;
  • ridurre i disagi relazionali ed emozionali;
  • adottare forme di verifica e di valutazione adeguate alle necessità formative degli studenti; 
  • preparare gli insegnanti e sensibilizzare i genitori nei confronti delle problematiche legate ai DSA; 
  • favorire la diagnosi precoce e percorsi didattici riabilitativi; 
  • incrementare la comunicazione e la collaborazione tra famiglia, scuola e servizi sanitari durante il percorso di istruzione e di formazione; 
  • assicurare eguali opportunità di sviluppo delle capacità in ambito sociale e professionale

 

Se hai notato nel tuo bambino una più difficoltà relative agli apprendimenti scolastici, non perdere tempo! Prenota una consulenza logopedica per avere indicazioni sul percorso da intraprendere!

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CONSULENZA LOGOPEDICA E ANALISI ACUSTICA DELLA VOCE ONLINE GRATUITE

CONSULENZA LOGOPEDICA E ANALISI ACUSTICA DELLA VOCE ONLINE GRATUITE

In occasione del 16 APRILE, GIORNATA MONDIALE DELLA VOCE, lo studio “Claudia Mercurio – Voce e Linguaggio” offre il servizio di CONSULENZA LOGOPEDICA E ANALISI ACUSTICA DELLA VOCE GRATUITE ONLINE a cura delle Logopediste: Dott.ssa Claudia Mercurio, Dott.ssa Letizia Passafaro, Dott.ssa Sara Galasso e Dott.ssa Sara Messina. 

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Vi aspettiamo numerosi!!!

Abbiate sempre cura della vostra voce!