da Claudia Mercurio | 27 Ott 2021
Ciao a tutti!
Ieri, sono stata ospite in diretta sul profilo Instagram di Christine, mamma di una bimba che sta crescendo bilingue per rispondere a tutte la domande arrivate sul tema del BILINGUISMO NEI BAMBINI! Ho cercato di sfatare molti falsi miti e di chiarire numerosi dubbi!
Ecco di seguito il link!
Buona visione e buon ascolto!
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da Claudia Mercurio | 27 Ott 2021
Ciao a tutti!
Martedì 11 Maggio 2021 sono stata in diretta sul mio profilo Instagram insieme alla collega psicologa Dott.ssa Giuditta Lombardo per parlare di BALBUZIE e rispondere a tutte la domande arrivate su questo tema!
Ecco di seguito il link!
Buona visione e buon ascolto!
https://www.instagram.com/tv/COvjcNRoJmi/?utm_source=ig_web_copy_link
da Claudia Mercurio | 29 Giu 2021
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) consiglia l’allattamento esclusivo (naturale o artificiale) fino al sesto mese di vita del bambino e raccomanda l’avvio dello svezzamento, quindi, a partire dai 6 mesi d’età. La stessa raccomandazione è condivisa da UNICEF, Ministero della Salute Italiano, American-Academy of Pediatrics (AAP) e IOM (Institute of medicine-USA).
Con il termine Svezzamento o Divezzamento si intende letteralmente “Togliere il vezzo” e quindi il vezzo del latte. Ma dal momento che il latte materno o artificiale non è un vizio, bensì una necessità del bambino sia emotiva che nutritiva è più corretto parlare di Alimentazione Complementare, visto che gli alimenti inseriti vanno ad affiancare e non a sostituire il latte.
PRIMO APPROCCIO: SVEZZAMENTO CONVENZIONALE
E’ l’approccio maggiormente conosciuto, avviato su indicazioni del pediatra che rilascia alla famiglia una sorta di “ricetta medica relativa allo svezzamento” e caratterizzato dall’introduzione graduale di cibi prevalentemente sotto forma di omogeneizzati, liofilizzati e baby food, passando poi alle pappe e via via ai pezzetti di cibo fino agli alimenti di consistenza maggiore, secondo un calendario ben definito e assunti attraverso l’utilizzo del cucchiaio (è il genitore ad imboccare il piccolo).
In questo tipo di approccio il ruolo principale è rivestito dal genitore che gestisce completamente l’alimentazione del bambino, la quale avviene solitamente in momenti della giornata differenti rispetto a quelli dei pasti dell’intera famiglia.
SECONDO APPROCCIO: AUTOSVEZZAMENTO O ALIMENTAZIONE COMPLEMENTARE A RICHIESTA (ACR)
E’ l’ approccio che prevede, sempre a partire dai 6 mesi, l’inserimento di cibi opportunamente sminuzzati, tagliati a pezzettini, schiacciati, per facilitare la masticazione, in cui il bambino può sia afferrare il cibo da solo che alimentarsi con il cucchiaino.
TERZO APPROCCIO: BABY LED WEANING (BLW, svezzamento guidato dal bambino)
E’ l’approccio che prevede, dai 6 mesi di vita, l’inserimento di cibo che viene presentato al bambino nella sua integrità a pezzi di dimensioni e forme appropriate (i cosiddetti finger foods), affinché egli possa afferrarlo con le mani e portarlo alla bocca. Il bambino può utilizzare il cucchiaio, ma il primo strumento sono le sue mani.
Nell’ ALIMENTAZIONE COMPLEMENTARE A RICHIESTA e nel BABY LED WEANING è il bambino che assume il ruolo principale di PARTECIPANTE ATTIVO, controllando la propria alimentazione dall’inizio alla fine.
I genitori pianificano quali alimenti salutari proporre al piccolo, ma è lui a decidere se, quanto e con quale velocità mangiare.
E’ di fondamentale importante seguire sempre l’iniziativa del bambino! Tutto deve avvenire a richiesta!
Inoltre, a differenza dello svezzamento tradizionale, il bambino mangia ciò che mangiano i genitori (con le dovute accortezze relative ad esempio a sale, zucchero o cibi che possono provocare allergie o intolleranze) e negli stessi momenti relativi ai pasti della famiglia.
QUANDO INIZIARE?
PER INIZIARE con l’ALIMENTAZIONE COMPLEMENTARE A RICHIESTA O CON IL BLW è importante:
- che il bambino mostri curiosità e interesse verso il cibo solido e nel provare ad alimentarsi con cibi diversi dal latte;
- che sia presente una maturità digestiva, uno dei motivi per cui è importante non iniziare lo svezzamento prima dei 6 mesi d’età;
- che il bambino abbia acquisito il controllo del tronco, che gli permetta di avere un minimo appoggio o di stare seduto da solo;
- che il bambino abbia sviluppato la coordinazione oculo-manuale, necessaria per riuscire ad afferrare il cibo o gli oggetti e portarli alla bocca;
- che siano scomparsi nel bambino i riflessi di apertura della bocca, del vomito, del morso, di estrusione linguale, in modo tale che sia in grado di gestire il bolo e deglutire adeguatamente in serenità.
SEGNALI CHE INDICANO CHE IL BAMBINO E’ PRONTO
- Il bambino mostra curiosità verso il piatto della madre, verso il cibo, verso quello che gli si presenta in tavola;
- Rivolge costantemente la propria attenzione verso i genitori, i loro piatti, i loro gesti e tende ad imitarli
- Presenta irrequietezza motoria e vocalica nel momento del pasto;
- Tende a protrudere il tronco e gli arti verso l’oggetto del desiderio nel tentativo di afferrarlo.
CONSIGLI PER INIZIARE
- Offrire pezzetti di cibo facili da gestire con le mani e con la bocca, quando il bambino non è affamato (il latte rappresenta ancora una fonte nutrizionale completa) e lasciare che sia il bambino a scegliere quale cibo prendere, se giocarci, annusarlo, portarlo alla bocca, buttarlo o mangiarlo realmente;
- Mantenere l’attenzione su gioco e sperimentazione: nominare il cibo, giocare con il bambino, ecc.;
- Far partecipare il bambino al momento dei pasti o della merenda ogni qual volta sia possibile;
- Accertarsi che il bambino sia in posizione eretta e sicura;
- Offrire al bambino cibi sicuri, facili da afferrare e vari in consistenza, sapore, colore, ecc.
Per ulteriori consigli o informazioni contattami attraverso l’apposito form presente nella sezione “Contatti”.
da Claudia Mercurio | 22 Giu 2021
La respirazione fisiologica è di tipo nasale e costo-diaframmatica: nella fase inspiratoria l’aria passa attraverso il naso (viene filtrata, riscaldata e umidificata) e si ha la contrazione del muscolo diaframma e l’espansione della gabbia toracica con le spalle che non devono essere sollevate e il petto che non deve essere portato in avanti; nella fase espiratoria il diaframma si rilassa, la gabbia toracica si chiude e l’aria fuoriesce sempre attraverso il naso.
La respirazione orale fa si che l’aria dall’esterno passi direttamente nella gola senza essere purificata, riscaldata e umidificata.
I benefici della respirazione nasale
La respirazione nasale consente:
- lo sviluppo armonioso della bocca e del linguaggio del bambino;
- il corretto posizionamento della lingua sul palato;
- la prevenzione delle infezioni e delle irritazioni delle vie aeree e del cavo orale;
- aumenta l’apporto di ossigeno al cervello, riducendo il mal di testa e la difficoltà a mantenere la concentrazione;
- il miglioramento della qualità del sonno evitando russamento e apnee notturne;
- il miglioramento della funzione uditiva;
- il miglioramento della funzione fonatoria;
- un corretto sviluppo muscolare e scheletrico garantito.
Cosa provoca la respirazione orale
La respirazione orale comporta:
- aumento di raffreddori, tonsilliti, adenoiditi e otiti: il naso scarsamente utilizzato tende a chiudersi e non venendo l’aria purificata, riscaldata e umidificata si ha un ingrossamento di tonsille e adenoidi, che rappresentano la prima difesa contro le particelle nocive contenute;
- aumento delle dimensioni del tessuto linfoide che, ingrossandosi, occupa più spazio nella gola rendendo più difficile la respirazione nasale e facendo abituare il soggetto a respirare con la bocca;
- peggioramento della qualità del sonno con aumento dei risvegli notturni e degli episodi di russamento e apnee notturne; il sonno disturbato comporta irrequietezza, ansia e disturbi attentivi;
- digestione più lenta perché il soggetto ingerisce aria; si possono manifestare mal di pancia, episodi di colite o stitichezza, disturbi alimentari quali obesità o eccessiva magrezza;
- alterazione della meccanica respiratoria, in quanto il soggetto tende ad abbandonare la respirazione costo-diaframmatica utilizzando una respirazione esclusivamente toracica; inoltre può determinare una respirazione più corta e superficiale, alterazioni del ritmo respiratorio e iperventilazione;
- squilibrio muscolare e scheletrico generale, per un gioco di leve e catene muscolari che mette in relazione lo sviluppo muscolo-scheletrico della bocca e posturale di tutto il corpo.
Conseguenze della respirazione orale di interesse logopedico
- Posizione bassa della lingua che si adagia sul pavimento della bocca per favorire l’entrata dell’aria; la costante postura bassa della lingua non favorisce l’espansione fisiologica del palato, che cresce alto e stretto, vi è un allungamento del volto, un arretramento e restringimento delle ossa mandibolari e un affollamento dei denti, infatti l’arco dentale superiore acquisisce la forma di una “V” e i denti non hanno spazio per allinearsi;
- deglutizione deviata, perché la lingua, non posizionandosi correttamente sul palato, quando si ingoia tende a spingere in avanti con la punta contro i denti; la forza prodotta dalla spinta può causare nel tempo problematiche odontoiatriche quali malocclusioni, morso aperto o recidive ai trattamenti ortodontici;
- squilibri posturali determinati da alterata postura e funzionalità linguale;
- labbra ipotoniche dovute al fatto che rimangono sempre aperte per far entrare l’aria e, in alcuni casi, presenza di scialorrea;
- muscoli masticatori meno forti e competenti con difficoltà, in alcuni casi, nella masticazione di cibi solidi e conseguente compromissione della corretta e sana alimentazione;
- possibile alterazione della voce (disfonia) a causa della prevalente respirazione toracica e sensazione di maggiore sforzo nel parlare; inoltre, non essendo la mucosa del naso più sollecitata dal passaggio dell’aria, tende a diventare molle, dando la sensazione di chiusura anche quando non si ha il raffreddore e causando il timbro di voce nasale tipico di chi è raffreddato.
Respirazione nasale
Respirazione orale
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da Claudia Mercurio | 22 Giu 2021
Il numero di parole che il bambino produce è uno degli indicatori più importanti per valutare lo sviluppo del linguaggio. A 18 mesi il bambino dovrebbe produrre almeno 15 parole e a 24 mesi almeno 50 parole…
Ma come si contano le parole prodotte?
Spesso i genitori tendono a considerare “parole” solo quelle prodotte in modo corretto, ma in realtà non è così! Bisogna considerare “parola” qualsiasi produzione verbale che il bambino emetta in modo stabile e spontaneo (non su ripetizione) e che utilizzi in modo funzionale, cioè attribuendole un significato ben preciso!
Cosa inserire, quindi, nel conteggio?
Tutte le seguenti produzioni:
- suoni onomatopeici: “bau” per cane, “bee” per pecora, “brum” per auto, “tu-tu” per treno, ecc.;
- approssimazioni verbali: “a-a” o “appa” per acqua, “pappa” per pasta, “bo” per bolle, “pa” per palla, ecc.;
- parole prodotte in due o più lingue diverse anche se indicano lo stesso oggetto: “car” e “auto” vengono conteggiate come due parole e non come una sola, così come “ball” e “palla”, ecc…;
- suoni, sillabe o parole inventante o storpiate ma prodotte spontaneamente in modo funzionale e stabile.
Cosa non si può conteggiare?
Non possono essere inserite nel calcolo le parole che il bambino produce su ripetizione (anche se queste vengono ripetute in modo corretto), ma poi non utilizza spontaneamente in modo funzionale all’interno della propria quotidianità. Se, quindi, il genitore o l’adulto dice al bambino “Ripeti CASA” e il bambino ripete la parola in modo corretto, ma poi non la utilizza nel proprio linguaggio spontaneo a scopo comunicativo, non può essere considerata una parola prodotta.
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da Claudia Mercurio | 19 Mag 2021
Quali sono i prerequisiti necessari affinché il linguaggio possa svilupparsi in modo spontaneo, naturale e armonico?
CONTATTO OCULARE
Il contatto ocularerappresenta il “fissarsi negli occhi, l’uno con l’altro”; esso è presente fin dalle prime ore di vita tra madre e neonato e ha un’alta valenza socio-comunicativa.
ALTERNANZA DEI TURNI COMUNICATIVI
L’alternanza dei turnicomunicativi è la capacità di saper alternare momenti in cui parlare e intervenire nello scambio, a momenti in cui rimanere in ascolto dell’altro.
ATTENZIONE CONDIVISA
L’attenzione condivisa consiste nell’abilità di guardare con un adulto verso qualcosa di interessante, seguire lo sguardo dell’altro e guardare ciò che l’altro sta guardando.
INTENZIONALITA’ COMUNICATIVA
E GESTI COMUNICATIVI
L’intenzionalità comunicativarappresenta la spinta che i bambini hanno a voler comunicare, prima con i gesti e poi con le parole.
I gesti comunicativi compaiono nei bambini inizialmente tra i 9 e i 12 mesi. I primi gesti a presentarsi sono quelli deittici che comprendono l’indicare, il mostrare e il dare. Essi esprimono un’ intenzione comunicativa, si riferiscono ad un oggetto o ad un evento esterno, sono fortemente legati al contesto e bisogna riferirsi ad esso per interpretarli. L’ intenzione comunicativa è segnalata principalmente dall’uso dello sguardo rivolto all’interlocutore, prima, durante e dopo l’emissione del gesto.
GIOCO SIMBOLICO
Il gioco simbolico è il gioco del “far finta di” che compare tra i 12 e 18 mesi circa, in cui solitamente i bambini utilizzano oggetti, azioni, identità e situazioni come simboli in modo da rappresentare qualcosa che non è realmente presente, ma che si può immaginare.
Il bambino ripete gesti e azioni conosciuti, ad es. prende in mano il bicchiere e beve per finta, chiude gli occhi come se dormisse e poi fà “cucù”! e crescendo andrà ad approfondire sempre di più il gioco: ad es. darà da mangiare al bambolotto, farà finta di offrire una tazza di caffè alla mamma e così via.
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