La Disprassia Verbale Evolutiva (DVE) può essere definita come un disturbo centrale nella programmazione e realizzazione dei movimenti articolatori necessari alla produzione di suoni, sillabe e parole e alla loro organizzazione sequenziale.

 

Alla disprassia verbale evolutiva si associa frequentemente la disprassia bucco-linguo-facciale (Developmental Apraxia of Speech – DAS o Childhood Apraxia of Speech – CAS), in italiano deficit dell’apparato fonatorio e anche disprassia labio-glosso-velare, una forma molto grave che investe l’apparato bucco-facciale e il velo (Sabbadini, 1995, 2013)

 

Quando la disprassia verbale si associa a una disprassia generalizzata dell’apparato bucco-fonatorio, indicata con il termine di «disprassia orale», essa non coinvolge solo la programmazione dei movimenti coarticolatori, ma anche la produzione di movimenti volontari fini quali, ad esempio, lo schioccare la lingua, il protrudere le labbra per mandare un bacio, la rotazione della lingua intorno alle labbra, ecc.

 

Se la disprassia verbale è associata a una disprassia orale vera e propria, dunque, non sono coinvolti solo i movimenti coarticolatori, ma anche i movimenti volontari che interessano il distretto linguo-oro-buccale. In questo caso, la disprassia generalizzata dell’apparato bucco-fonatorio si può accompagnare a difficoltà di alimentazione, di masticazione e alla presenza di scialorrea.

I tre principali sintomi su cui basare la diagnosi sono:

  1. Produzione di errori incostanti, sia a carico delle vocali che delle consonanti, sia in produzione spontanea che nella ripetizione di sillabe o parole;
  2. Errori e difficoltà nella transizione articolatoria tra suoni e sillabe;
  3. Prosodia (velocità, intonazione e ritmo) inappropriata.

 

Le caratteristiche che indirizzano verso una diagnosi di disprassia verbale nel bambino piccolo sono:

  • La difficoltà nell’apprendimento e mantenimento delle configurazioni articolatorie;
  • Il repertorio fonetico ridotto sia per i suoni consonantici che vocalici;
  • L’asincronia nell’ordine di acquisizione dei fonemi rispetto allo sviluppo tipico;
  • I gesti articolatori prodotti sono difficilmente estesi a un contesto articolatorio più lungo e più complesso (difficoltà nel passaggio dal suono isolato alla sillaba e dalla sillaba alla parola);
  • L’uso molto limitato di sillabe;
  • Le vocalizzazioni possono avere una melodia modulata che somiglia a un discorso, ma non risultano rintracciabili produzioni sillabiche o lessicali riconoscibili;
  • Le espressioni automatiche familiari risultano più facilmente prodotte.

 

 

Per maggiori informazioni o per fissare un appuntamento contattami tramite l’apposito form presente nella sezioni “Contatti”.