Nel precedente articolo “Lo sviluppo del linguaggio” che trovate al seguente link: https://www.claudiamercurio.it/lo-sviluppo-del-linguaggio/ vi ho parlato delle tappe principali dello sviluppo linguistico del bambino e accennato l’esistenza di alcuni campanelli d’allarme e indicatori da attenzionare per poter intervenire precocemente su un eventuale ritardo e/o disturbo del linguaggio. Vediamo quali sono!

  • Nei primi mesi di vita il bambino non reagisce ai rumori, non produce vocalizzazioni né pianto e non presenta alcun contatto oculare;
  • Dopo i 4 mesi il bambino non sorride e non presenta alcuna interazione comunicativa;
  • Dai 6 ai 9 mesi non è presente alcuna lallazione (mamama – tatata – mamata), le vocalizzazioni risultano molto scarse, è assente la produzione di suoni consonantici e il sonno risulta disturbato;
  • Tra i 9 e i 12 mesi il bambino non comprende piccole frasi contestuali all’interno della propria routine quotidiana e non presenta alcuna volontà di interazione con gli oggetti;
  • Tra i 12 e i 16 mesi il piccolo non è in grado di utilizzare le parole acquisite o ha una perdita del lessico appreso con scarsa progressione nell’apprendimento di nuove parole e repertorio limitato;
  • A 18 mesi il bambino produce meno di 15 parole e a 24 mesi meno di 50 parole, con scarsa o assente imitazione delle parole ascoltate e dimostra di non comprendere il linguaggio (non esegue ordini semplici);
  • A 30 mesi il bambino produce più di 50 parole ma non riesce a combinarne almeno 2 per formare frasi ridotte;
  • Intorno ai 3 anni il piccolo presenta scarsa capacità di memorizzazione e difficoltà nell’eleborazione di nuove frasi;
  • A 4 anni il linguaggio risulta incomprensibile agli estranei con utilizzo esclusivamente di frasi contratte, incapacità di esprimere concetti e idee, scarsa comprensione e difficoltà nel porre domande.

Riassumendo… Quando bisogna prestare particolare attenzione?

Quando ci si ritrova di fronte a bambini “LATE TALKERS”!

Chi sono?

Sono i cosiddetti “parlatori tardivi”, ossia bambini che all’età di 24 mesi producono meno di 50 parole  e tra i 24 e i 30 mesi più di 50 parole ma con nessuna combinazione di almeno due di esse.
L’indicatore delle “50 parole” dovrebbe essere utilizzato come riferimento.

Ciascun bambino è un individuo irripetibile, con modi e tempi di maturazione completamente suoi. Se non presenta deficit nelle aree uditiva, cognitiva e relazionale, ma ha tardato a parlare e sta sviluppando il linguaggio fra i 24 ed i 36 mesi, non è detto che abbia un disturbo specifico del linguaggio (DSL). Per il momento può essere inquadrato nella categoria dei cosiddetti bambini “LATE TALKERS”.
Molti bambini recuperano solitamente il loro ritardo del linguaggio intorno ai 3 anni e vengono definiti “LATE BLOOMERS”, cioè “Bambini che sbocciano in ritardo”.

In altre situazioni, invece, il ritardo può essere il segnale di una difficoltà del bambino, a volte solo momentanea, ma che necessita comunque di più attenzione.

In ogni caso, è utile rivolgersi al pediatra, al foniatra o al neuropsichiatra infantile, che se opportuno, consiglierà di contattare una logopedista per effettuare un esame del linguaggio, ricevere utili consigli ed eventualmente intraprendere un percorso terapeutico.